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Alla scoperta delle “fanzines” con Valeria Foschetti

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Alla scoperta delle “fanzines” con Valeria Foschetti

di Giorgia Grendene

Valeria Foschetti è la responsabile della fanzinoteca La Pipette Noir, un archivio che vanta più di 4000 fanzines attualmente presente all’interno della Biblioteca Zara di Milano. Qui è possibile consultare gratuitamente le fanzines, i libri e le riviste autoprodotte; inoltre l’archivio, mensilmente, ospita eventi dedicati alla micro editoria e agli indipendenti della scena editoriale italiana.

Noi di KMAG siamo andate a frugare infondo al corridoio della biblioteca per conoscere e chiacchierare proprio con lei, l’angelo custode delle zines a Milano.

Ma cos’è una fanzine?

Poche cose nell’orizzonte culturale del ventesimo secolo sono state e sono punk, amatoriali e democratiche quanto le fanzines (da fan + magazine), non delle semplici riviste ma il il simulacro cartaceo delle subculture underground e dell’autoproduzione indipendente. 

Parliamo di riviste indipendenti a tiratura limitata (-issima) che negli anni ’70, soprattutto, venivano create poi distribuite, vendute o scambiate nei “posti giusti” da fans e groupies dei gruppi musicali più in voga. Ancella instancabile della scena musicale punk, ne diventa in poco tempo simbolo e manifesto anche grazie alla sua semplicità di realizzazione: c’è infatti una sola linea redazionale da seguire, quella del diy (fai da te), e nessun circuito editoriale in cui sgomitare per inserirsi.

Negli anni poi la fanzine supera i confini dell’élite anarco-punk e si espande capillarmente in tantissime altre scene musicali, ambiti e subculture: dal fumetto alla narrativa, approda anche al cinema amatoriale e affianca artisti emergenti e sedicenti.

Una selezione delle fanzine dell’archivio La Pipette Noir

La Pipette Noir a Milano

L’archivio di Valeria – che contiene pezzi che vanno dagli anni ’80 a oggi – è privato e non appartiene alla biblioteca di v.le Zara. Il suo collezionismo e il suo accumulo inizia anni fa, a Londra, e poi proseguono ininterrottamente fino a quando nel 2015/2016 Valeria inizia a raccontare il proprio progetto di fanzinoteca a tutte le biblioteche di Milano: infine il contatto con Emma Catiri, che vede il potenziale e il respiro internazionale di questa idea, fa iniziare il sodalizio con la biblioteca comunale di v.le Zara. Prende coin questo modo forma definitiva l’archivio in espansione La Pipette Noir.

Come ci racconta Valeria, le fanzinoteche, almeno in Italia, non fanno parte dalle biblioteche e, in definitiva, non possono godere a livello comunale del fervore culturale tipico di una biblioteca: quello che invece per esempio succede a Poitiers (il centro più grande di fanzines in Europa) è che non solo queste collezioni rientrano nell’archivio delle biblioteche comunali, ma chi ci lavora è a tutti gli effetti dipendente comunale. Cosa che per la situazione bibliotecaria ed editoriale italiana sembra pura fantascienza. 

Le fanzines che potrete trovare nella biblioteca di v.le Zara spaziano da quelle musicali a zines più politiche e tipicamente anarchiche, ma ci sono anche le perzines (“per” da personal) che invece raccontano e rappresentano visualmente il quotidiano dei propri autori. Come si può vedere prendendo in mano alcune zines dell’archivio La Pipette Noir, si nota come negli anni le tecniche artistiche e le tematiche siano cambiate e si siano evolute: ad oggi, infatti, gli emergenti autori di fanzines creano prodotti di altissimo livello editoriale, dei veri e propri portfolio che testimoniano le loro enormi capacità nell’ambito del design editoriale. 

Con questa evoluzione, la fanzine ha guadagnato una reputazione dicotomica e fortemente polarizzata per cui o si ha davanti una rivista con tecniche di impaginazione e stampa casalinghi, fatta di materiali base e venduta a bassissimo prezzo (secondo i comandamenti dei fanzinari più puristi), oppure un prodotto di altissimo livello che la rende un vero e proprio oggetto-libro, quasi più un pezzo di design e arredamento che un “magazine” da sfogliare. L’assenza di una via di mezzo rende le fanzines sicuramente meno accessibili, ma ne preserva senza alcun dubbio le caratteristiche artistiche e personali.

Il quesito che quindi ci resta è uno soltanto: se la fanzine è, di fatto, il prodotto editoriale più libero e creativo, i cui creatori ne sono anche consumatori e viceversa e la cui potenza comunicativa è diretta, immediata e artistica, perchè relegarla alla fine del corridoio della biblioteca? Quasi come un prodotto editoriale di serie B, la funzione delle fanzines è stata sempre ancillare alla diffusione delle idee degli ambienti underground e delle sottoculture e mai paragonabile alla dignità della saggistica e della narrativa.

Valeria e La Pipette Noir sono la prova che invece la fanzine può essere spunto e sprone di dialogo culturale dentro e fuori la biblioteca alla stregua di un romanzo – ma con in più la voglia di tornare a casa e crearne una propria.