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Carla Perrotti, Targi e Matteo Rizzi sono i vincitori del GIST Travel Stories Award 2023

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Travel Stories Award

Carla Perrotti, Targi e Matteo Rizzi sono i vincitori del GIST Travel Stories Award 2023

di Giorgia Grendene 

Nella giornata conclusiva della XXXV edizione del Salone del Libro di Torino sono stati premiati i tre vincitori del Premio Letterario GIST Travel Stories Award per l’edizione 2023. Giunto alla sua terza edizione, il premio GIST ha così contribuito con un momento di riflessione sul viaggio e sulla narrazione turistica, collocandosi alla perfezione all’interno del tema dell’edizione dal titolo Attraverso lo specchio.

Tra le numerose e interessanti candidature arrivate quest’anno, la giuria – presieduta da Cinzia Galletto (delegato regionale GIST Piemonte) e composta dai giornalisti GIST Dario Bragaglia, Maurizio DiMaggio (vicedelegato GIST Piemonte), Cristiana Gattoni, Manuela Lenoci, Piera Genta, Gisella Motta, Elisabetta Pina, Carmen Rolle e Carola Vai – ha deciso di premiare  il podcast Emilia Rock di Marcello Parmeggiani (meglio conosciuto come Targi) per la categoria “udito” (ovvero il racconto di viaggio realizzato attraverso podcast, radio o produzioni musicali), il volume Deserti” di Carla Perrotti per la categoria “tatto” (carta stampata e libri) e i contenuti social di @matterizzi, ovvero il content creator Matteo Rizzi, per la categoria “vista” (social media, blog, tv). I vincitori hanno ricevuto il premio nel corso dell’incontro che si è tenuto in Sala Ambra.

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I tre vincitori dell’edizione 2023 del premio letterario sul viaggio indetto dal Gruppo Italiano Stampa Turistica in posa con la giuria. Foto Gisella Motta

Le motivazioni della giuria

“Targi, col podcast Emilia Rock, riesce a dare delle informazioni precise sulle realtà musicali emiliane, compreso gli indirizzi di casa di Vasco e Ligabue, raccontando gli inizi degli artisti e collocandoli nel loro contesto. Un viaggio nella provincia dove nascono le idee per canzoni e film che hanno quasi sempre uno sguardo poetico, libero dall’influenza dei grandi centri e dell’Industria dello spettacolo. Il podcast Emilia Rock è tecnicamente molto curato, Targi è uno speaker professionista, le musiche sono originali e ben inserite, la qualità audio è perfetta. E Targi è lo story teller che ci porta in un viaggio rock tra musica e territorio”, ha dichiarato Maurizio DiMaggio.

Abbiamo deciso di dare questo premio a Deserti e alla sua autrice non solo per la sua perseveranza e resistenza fisica. Esploratrice, documentarista e parte del club che annovera i migliori atleti del mondo (il Sector No Limits Team), Perrotti non è animata da sfide o dalla volontà di andare oltre i limiti” spiega la giornalista socia Gist Carmen Rolle. “Per lei il deserto è la quintessenza della Natura e il suo desiderio è entrarci in profonda sintonia. La ragione del premio sta proprio nella capacità dell’autrice di descrivere il rapporto intimo che può instaurarsi tra un territorio e l’essere umano che l’attraversa. Nei suoi libri, tutti editi da Corbaccio, e in Deserti, l’autrice racconta imprese cariche di fatica e sofferenza con un senso di pace e appagamento. Quello che nasce dalla bellezza della solitudine e dalla fatica estrema usati come mezzi per ritrovare il sé più profondo. Il deserto induce a un’immersione totale e a momenti topici, quelli che portano a scoprire che quando si è costretti ad abbandonarsi a forze superiori, si incontra la vera essenza. Per questo da oltre dieci anni Carla Perrotti si occupa di Desert Therapy, metodo “naturale” fatto di viaggi in paesaggi straordinari, silenzi e meditazioni, per ritrovare se stessi”.

“Matteo Rizzi ha una freschezza, un taglio frizzante e spontaneo, e soprattutto una tecnica invidiabile: in altre parole, Matteo Rizzi è un content creator che a nostro parere è riuscito a trovare l’equilibrio perfetto tra conoscenza del mezzo e ricchezza dei contenuti. Il risultato? Sono narrazioni che coinvolgono, colpiscono, affascinano e divertono un mondo chi le guarda” spiega la giornalista Gist Cristiana Gattoni.

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La signora dei deserti alla consegna del premio al Salone del libro di Torino. Foto Gisella Motta

Qualche domanda alla “Signora dei deserti”

Nata a Milano nel 1947, Carla Perrotti è stata la prima donna ad affrontare con i tuareg il deserto del Ténéré in Niger a seguito di una carovana del sale (nel 1991). Tre anni dopo ha completato la traversata in solitaria del Salar de Uyuni in Bolivia, a piedi, trainando un carretto di 130 chili che di notte era la sua casa. Nel 1996 è stata la volta del deserto del Kalahari, in Botswana. In assoluta autonomia alimentare, accompagnata da un cacciatore boscimane che le insegnava a nutrirsi solo di quello offerto dalla natura. Dopo la Cina nel 1998 e il Simpson Desert australiano nel 2003, ha realizzato il sogno di attraversare un deserto per continente. Tutto sempre da sola.

Esploratrice, documentarista e parte del club che annovera i migliori atleti del mondo (il Sector No Limits Team), la “signora dei deserti” (questo l’appellativo che si è guadagnata) definisce il deserto come la quintessenza della Natura, e il suo desiderio è entrarci in profonda sintonia al fine di instaurare un rapporto intimo tra un territorio e l’essere umano che lo attraversa.

Nei suoi libri, tutti editi da Corbaccio, e in Deserti, l’autrice racconta imprese cariche di fatica e sofferenza con un senso di pace e appagamento. Quello che nasce dalla bellezza della solitudine e dalla fatica estrema usati come mezzi per ritrovare il sé più profondo. Il deserto induce a un’immersione totale e a momenti topici, quelli che portano a scoprire che quando si è costretti ad abbandonarsi a forze superiori, si incontra la vera essenza. Per questo da oltre dieci anni Carla Perrotti si occupa di Desert Therapy, metodo “naturale” fatto di viaggi in paesaggi straordinari, silenzi e meditazioni, per ritrovare se stessi.

 

Come ha incontrato i deserti e come è nato questo desiderio di esplorazione?

L’amore per il deserto inizia anni fa; mio marito girava documentari per la televisione e per la prima volta mi i sono trovata anche io. Ho poi sentito la necessità di vivermelo da sola; volevo che l’esperienza fosse semplice, essenziale, come quella dei nomadi che lo vivono e lo abitano, e soprattutto volevo capire quali emozioni potesse suscitare un luogo del genere. L’obiettivo finale di tutto questo mio percorso era di conoscermi e guardarmi dentro. La preparazione, fisica e psicologica, per questi viaggi durava anni: però alla fine quando mi trovavo lì in mezzo, immersa nella magia, mi dicevo quanto ero fortunata a poter vivere questi momenti e come avrei voluto trasmettere questo privilegio ad altre persone.

 

Ora accompagni le altre persone nei deserti, in una sorta di terapia del benessere, alla scoperta del silenzio…

Il rumore del silenzio è uno dei rumori più forti che si possano sentire. Ho imparato tante cose: a capire chi sono e cosa voglio, a gestire la mia vita, ma anche la solitudine. Spesso la solitudine fa paura, spesso è vissuta come un’angoscia, però è un’opportunità per dedicarsi in altri modi a se stessi. Io penso che i nostri giovani hanno bisogno di questo tipo di esempi: hanno bisogno di imparare a capirsi, a scoprirsi, e imparare il silenzio e la solitudine. Io credo che in queste fatiche che ho sopportato in qualche modo ci sia un messaggio per i giovani che vivono vite molto piene e a volte ne sono sopraffatti.

 

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