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Come sopravvivere (ma non solo) sui social. Ce lo spiega Bruno Mastroianni

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Bruno Mastroianni

Come sopravvivere (ma non solo) sui social. Ce lo spiega Bruno Mastroianni

Stare sui social significa anche conoscere la comunicazione e soprattutto l’educazione. Nel flusso continuo di informazioni e stimoli a cui oggi ognuno di noi è sovresposto e c’è bisogno di fare ordine. Ordine per vivere meglio con se stessi e con gli altri.

Ne abbiamo parlato con Bruno Mastroianni, filosofo, giornalista e social media strategist per trasmissioni tv e iniziative culturali. Si occupa da anni di discussioni online, conflitti e comunicazione di crisi di cui parla tutti i giorni sul suo blog e sui suoi canali social

Docente incaricato di Teoria e pratica dell’argomentazione digitale presso l’Università di Padova, Mastroianni ha scritto:

  • Storia sentimentale del telefono. Uno straordinario viaggio da Meucci all’Homo smartphonicus (Il Saggiatore, 2022);
  • Litigando si impara. Disinnescare l’odio online con la disputa felice (Cesati, 2020);
  • Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello (con Vera Gheno, Longanesi 2018);
  • La disputa felice. Dissentire senza litigare sui social network, sui media e in pubblico (Cesati, 2017).
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Analogico e digitale dialogano sempre di più. “Il ritorno dell’analogico non ci sarebbe se non fossimo facilitati dalla vita digitale”, B. Mastroianni. Foto Unsplash

Bruno, come ti è venuta la “fissa” per la gestione delle crisi?

Nella mia vita sono sempre stato un polemico, a volte anche estremo. Facendo un po’ di autoanalisi, ho capito che spesso avevo ragione ma con l’atteggiamento polemico che assumenvo non venivo quasi mai capito. Ed è una dinamica abbastanza autodistruttiva che genera molta insoddisfazione. Allora mi sono fermato e ho cercato di capire. Insomma, sono il “paziente zero” dei miei studi su questo tema. Ora la mia vena polemica non è sparita nel nulla, ma senz’altro si è smussata. Ho imparato a riconoscere le emozioni negative.

Ognuno di noi è responsabile delle proprie scelte, anche di come usa i social media

La mia “passione” per il digitale nasce in tempi non sospetti, ovvero in anni in cui voler fare l’ingegnere informatico significava voler essere un “eroe”. Ho frequentato il liceo scientifico, propedeutico alla facoltà di ingegneria, ma qui invece ho fatto un incontro che mi ha cambiato la vita: il professore di italiano. Mi sono appassionato alla lingua, al pensiero e alle idee così tanto che ho deciso di cambiare strada e inscrivermi poi a Filosofia. All’università mi sono concentrato sui temi come la dialettica, la retorica e tutta quella parte della filosofia che si occupa di dialogo e confronto. Ho unito allora questa passione con quella dell’informatica e del digitale e mi sono dedicato a quella che una volta veniva chiamata l’informatica umanistica. Allora studiare questi temi riguardava poche persone che avevano accesso alla Rete. È stato dopo il 2007, grazie agli smartphone, che davvero sono diventati temi universali e il libro “La disputa felice” arriva 10 anni dopo, nel 2017.

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“Postare senza odio. Prima di pubblicare ricordarsi sempre delle relazione con gli altri”, dice Mastroianni. Foto Unsplash

Secondo te come stiamo online nel 2023? Qual è la tua diagnosi?

Siamo messi con dei problemi. Siamo ancora schizzofrenici nello stare online e poi credo che esista una demonizzazione di questi mezzi, accusati di renderci vittime, mentre ognuno di noi è responsabile delle proprie scelte, anche di come usa i social media.  Piattaforme, algoritmi non ci incastrano, siamo ancora responsabili di quello che pubblichiamo. Per questo sono convinto che sia sempre più necessario nelle scuole introdurre l’educazione digitale. La connessione e la Rete ormai è l’acqua in cui nuotiamo.

Bisogna sempre guardare in faccia la realtà per quello che è e mai applicare vecchi schemi alle nuove forme perché allora sì che tutto diventa spaventoso

L’educazione digitale non può però imporre degli schemi e delle regole, ma deve essere un lavoro di dialogo e di ascolto con i più giovani. Gli under 20 di oggi sono una miniera d’oro di informazioni che ci sfuggono, bisognerebbe quindi intervistarli per apprendere da loro e poi capire insieme un modo sano e utile per usare tutti gli strumenti oggi a disposizione. Farsi raccontare, senza farsi prendere dallo spavento. Il rischio dell’uomo nero è sempre alle porte e rischia di generare ulteriore confusione. Mettere l’accento sugli aspetti negativi, mette in allarme, crea notizia, ma sposta l’attenzione su altro. Credo che bisogna sempre guardare in faccia la realtà per quello che è e mai applicare vecchi schemi alle nuove forme perché allora sì che tutto diventa spaventoso.

La “mossa del gattino”, che cos’è e a che cosa serve?

Una delle cose più comuni in una discussione che fallisce è l’attacco personale. È un modo per uscire dall’argomento e provocare. Per far un esempio se io discuto con te e vedo che sto avendo la peggio allora a un certo punto posso dire “tu dici così perché sei una donna”, frase che al 90 per cento infastidisce, irrompe e provoca. Ma non è pertinente rispetto alla discussione. Cosa è meglio fare? Non cadere nella provocazione.

Qualcosa che può sembrare un limite può invece essere un vantaggio

Ed è qui che consiglio la mossa del gattino. Una tecnica di conversazione che implica una reazione che chi attacca non si aspetta: ci si fa piccoli, si riveste il presunto difetto e lo si trasforma in forza. Un qualcosa quindi che può sembrare un limite può invece essere un vantaggio. Con i polemici funziona molto bene perché si vedono togliere forza. Abbassare i toni è lo smacco più grande che gli si può fare. Il provocatore si aspetta il feedback positivo, ovvero risposta tesa, e lui è pronto a rialzare i toni.

Bruno Mastroianni

Le cinque regole d’oro per avere sempre la “disputa felice” a portata di mano. Dal sito www.brunomastro.it

Quali sono le regole d’oro per un usare bene i social?

Le regole sono variabili, cambiano dal contesto sociale e tecnologico. Ma io direi che ci sono cinque virtù che funzionano sempre e corrispondono alle dita di una mano.

La prima è l’umiltà, il mignolo, che significa attenersi al proprio; la seconda è la cura dei legami, l’anulare, prima di scrivere un post ricordarsi sempre della relazione con gli altri; la terza è no ad aggressioni verbali, il dito medio, gli insulti sono tutti strumenti nocivi per la comunicazione mentre è necessario depurare il più possibile dalla violenza i nostri contenuti online; la quarta è rimanere sull’argomento, l’indice; infine, la quinta virtù è l’autoironia, il pollice, ovvero il sapersi osservare da fuori.

La fretta e l’istinto è una cosa che sentiamo noi, ma agire d’impulso è spesso pericoloso

Ultimo ingrediente fondamentale è prendersi il tempo necessario. Soprattutto quando le situazioni sono difficili. Non c’è fretta. La fretta e l’istinto è una cosa che sentiamo noi, ma agire d’impulso è spesso pericoloso.

Il miglior caso positivo di come gestire una crisi online? 

Sicuramente quello di Estetista Cinica. Qualche tempo fa lanciò un sistema di punteggio tramite gli acquisti online che si trasformavano in buoni da spendere sul sito- Nel fare questo però c’è stato un errore nel calcolo della conversione abbastanza importante tale per cui l’azienda ha rischiato di andare sotto sopra in un attimo perché così facendo gli utenti avevano accumulato altissimi crediti nei confronti della piattaforma. Estetista Cinica però ha saputo reagire alla crisi nel migliore dei modi possibili.

In primis per la capacità di reazione, che è stata veloce, umile e sincera. Ha riconosciuto l’errore immediatamente, ha informato tutte le sue utenti della situazione. Non ha fatto lo struzzo. Ha chiarito bene tutto e ha riparato a metà strada, in modo aziendalmente sostenibile. E soprattutto ha funzionato perché lei ha curato sempre moltissimo le sue relazioni con la sua community, attenzione alle risposte, una cura certosina in tempo di pace che è diventata oro in tempi di crisi. . Estetista Cinica ha dimostrato di essere quella per cui si è venduta.

Oggi è ancora più importante il ruolo del giornalista, in una condizione di sovraccarico informativo, deve fare ordine e pulizia ancora più di prima

Internazionale qualche mese fa ha dedicato una cover alla “fine dei social”, tu ci credi?

I social si stanno evolvendo e credo che il ritorno all’analogico sia proprio dovuto al processo di digitalizzazione mondiale. Una volta era tutto faticoso invece oggi, grazie alla Rete, è tutto più accessibile. Viviamo l’era digitale, ci siamo dentro, e questo ci permette di ritrovare vecchie passioni, ma non penso che i social stiamo sparendo. Prima c’è stata un’ubriacatura, un’abboffata iniziale che ora si sta moderando, ma non cambierà il nostro stato di connessione perenne.

Giornalismo e social media secondo in Italia c’è una spaccatura? 

Credo ci sia una spaccatura tra chi crede che il digitale sia di qualità inferiore rispetto al reale. Ma non esiste questa dicotomia. Il digitale oggi è reale ed è molto vicino al pubblico. Oggi è ancora più importante il ruolo del giornalista, in una condizione di sovraccarico informativo, deve fare ordine e pulizia ancora più di prima. Si è persa fiducia nel giornalismo in quanto tale, che va riconquistato anche attraverso ai social.

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