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Il ricamo ai tempi dei social

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Il ricamo ai tempi dei social

Il ritorno dei lavori artigianali, sì  ma social. Chiara Di Nardo, giornalista e ricamatrice per hobby ci racconta la sua avventura con ago e filo

Nella frenetica Milano in questi giorni, il tempo sembra essersi fermato. In attesa di momenti migliori qualcosa di positivo c’è: avere dello spazio da dedicare ad attività antiche e nobili come il ricamo. Che ha un plus: aiuta a rilassarsi. A dircelo è Chiara Di Nardo, giornalista freelance con una grande passione per il ricamo «ricamare tiene impegnate le mani e svuota la mente».

Chiara, 37 anni di Saronno, giornalista, ma anche ricamatrice…

Forse sono più brava a ricamare che a scrivere. Dovrei rifletterci su… (ride, ndr).

Secondo te, in tempi di crisi, è possibile che a Milano ci sarà il ritorno dei lavori artigianali?

Sicuramente è il momento giusto per riprendersi del tempo per se stessi e per i propri hobby, casalinghi  e solitari per ora. Il mio consiglio è invece che stordirsi davanti alla tv, fate “andare le mani”. Cogliete l’occasione, se potete, di imparare a fare cose nuove. Per esempio su Youtube è pieno di tutorial dove imparare, per chi lo desidera, i primi step del ricamo.

 

Milano è un posto dove poter vivere di un lavoro artigianale?

A me piacerebbe. Milano, secondo me, ha una sensibilità particolare per questi lavori: i milanesi riconoscono l’originalità, la creatività e la qualità dei manufatti. Ai mercatini a cui prendo parte ho sempre un bel riscontro. Le location sono belle e la gente che viene è davvero interessata. È strano perché quando esci da Milano, l’interesse per quest’arte sparisce. O meglio, rimane qualcosa adatto a un pubblico prettamente anziano.

Ricamare è zen?

Assolutamente sì. Dedicarsi a ricamo, maglia e uncinetto è un modo perfetto per scaricare lo stress. Quando ti concentri su lavori semplici: una sciarpa, una scritta… la mente si spegne. Ci sono gli incontri in merceria o al bar per fare la maglia… ci sono corsi anche nei musei per esempio. Milano è pieno di Knite Cafè.

Hai realizzato delle maglie con ricamate delle frasi in milanese, è un bel modo per mantenere vivo un dialetto in via d’estinzione…

E anche per riscoprire un po’ di ironia gentile. Ora è tutto volgare. I toni dei meme, per esempio, sui social spesso sono un po’ pesanti. Te ghè resun per me è un po’ come dire “eh sticazzi”, ma con un pizzico di garbo in più. Mi è venuto naturale scrivere in milanese alcuni concetti, sebbene io sia nata a Saronno, mi sento milanese al cento per cento.

 

Quanto contano i social per questa attività?

Tantissimo, sono la mia vetrina virtuale. Instagram in particolare mentre su Facebook ho un riscontro minore. Io non sono molto “social”. Per esempio non faccio “stories” che  attirano molto pubblico. Mi organizzerò presto per fare dei tutorial. Tutto questo però richiede molto tempo e per me ora è solo un hobby. In ogni caso, i social mi permettono di raccontare il mio mondo. Per esempio riesco a mostrare come per me una maglia bianca sia una “tela” su cui raccontare una storia. Faccio un esempio: su una maglia ho ricamato il semplice profilo di una casa e ho poi realizzato due spille in pasta di bicarbonato e maizena, essiccate e dipinte a mano con vernici ad acqua, due silhouette di gatti da posizionare dove si vuole. Ognuno può farsi la sua “storia”!

Esiste una community ampia del ricamo?

Ci sono diversi gruppi su Facebook su questo hobby e diverse influencer su Instagram che propongono il ricamo come qualcosa di più attuale e moderno.

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