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Ultima Generazione, chi sono e cosa vogliono i giovanissimi attivisti di disobbedienza civile

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Ultima Generazione, chi sono e cosa vogliono i giovanissimi attivisti di disobbedienza civile

Mani incollate all’asfalto, vernici su opere d’arte e occupazione del suolo pubblico. Questi sono tra i gesti eclatanti degli attivisti di Ultima Generazione per attirare l’attenzione del governo sull’emergenza climatica. Il tempo per agire sta finendo, ma è giusto chiederlo in questo modo?

di Arlene Di Tacchio e Elisabetta Pina

In quest’ultimo periodo chi non ha sentito parlare o intravisto video sui social network delle azioni compiute dagli attivisti di Ultima Generazione, campagna italiana che dal 2021 unisce semplici cittadine e cittadini preoccupati per il proprio futuro e per quello di chi verrà dopo di noi. Così è come si definiscono sul loro sito www.ultima-generazione.com, dove si trovano anche i loro manifesti e quello che chiedono al Governo italiano, che continua a rifiutare ogni possibilità di incontro e dialogo per poter proporre le loro idee e programmi di azione. Infatti, pur di farsi ascoltare, continuano con le loro eclatanti dimostrazioni: bloccano il traffico in autostrada, si incollano all’asfalto, lanciano vernici sui monumenti e prendono di mira clamoroso opere d’arte nei musei.

Sono tutti atti di disobbedienza civile nonviolenta, o almeno così vengono chiamati dal gruppo, ma che senza dubbio causano disagi e scatenano dibattiti. È di qualche giorno fa l’ultima impresa dei disobbedienti civili, a Milano, nell’ora di punta, le 8.30, “cinque cittadine e cittadini del gruppo Ultima Generazione hanno bloccato il traffico di Milano sedendosi in strada in Piazza Cinque Giornate per chiedere “l’indipendenza dalle energie fossili e dai governi da quelle elités nelle cui mani hanno consegnato il nostro futuro. Tutti siamo chiamati a farlo, per chi ci sta accanto” ha dichiarato Miriam, Ultima Generazione

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Gli attivisti del movimento davanti a Palazzo Madama, Roma. Foto Archivio Ultima Generazione

Cosa chiedono

Ultima Generazione chiede misure governative per prendere sul serio la crisi climatica e le conseguenze ad essa collegate. Giustificano i loro atti irrispettosi come necessari affinché qualcosa possa finalmente cambiare: azioni sì che danneggiano – come dichiarato dal gruppo – ma che non hanno nulla a che fare con quello che sta succedendo o che succederà al pianeta se non si interviene. A questo punto, la morale assume diverse sfumature. L’opinione pubblica può giustificare solo l’attenzione sulle tematiche che gli attivisti difendono, come interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse, cancellare il progetto di nuove trivellazioni di gas naturale o incrementare l’energia da solare ed eolico, creando posti di lavoro nell’energia rinnovabile.

“Colpire l’arte” per parlare di ambiente

Tutti elementi che possano favorire il miglioramento del mondo, se non del nostro Paese, e per far sì che in futuro ci possa essere ancora la possibilità di vivere in un’ambiente sano. Tuttavia, i comportamenti adottati sono tutt’altro che accettabili, episodi come l’essersi incollati davanti alla Primavera di Botticelli nella Galleria degli Uffizi a Firenze o aver lanciato della passata di verdura sul vetro protettivo del quadro Il Seminatore di Van Gogh; quest’ultimo esempio ripreso dal medesimo gesto di Just Stop Oil, altro gruppo ambientalista inglese, che scagliarono della zuppa di pomodoro contro I Girasoli – sempre dell’autore olandese – esposto nella National Gallery di Londra.

Come ha reagito il governo italiano

Dopo il lancio delle vernici sull’ingresso del Senato, le reazione del governo Meloni sono state piuttosto dure. Cinque persone sono state identificate e tre finite in processo per direttissima. Parole forti e di condanna da parte del presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ha chiesto di aumentare il livello di sicurezza intorno a Palazzo Chigi , il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di “carcere duro” per i ragazzi, che sono accusati di danneggiamento aggravato, reato per il quale la pena prevista è da sei a tre anni di carcere.

Pene severe per gesti forti

Gli attivisti di Ultima generazione non ci stanno e dichiarano che le accuse sono eccessive rispetto al gesto (trattasi di vernice che è stata subito lavata via) e contenuto anche la decisione di ricorrere al processo per direttissima, poiché secondo il codice penale “non esiste l’arresto in flagranza per questo reato, per il quale invece è prevista la  la semplice denuncia a piede libero. Siamo di fronte a un altro abuso”.

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Cinque ragazzi di Ultima Generazione alle 8.30 del 12 gennaio hanno bloccato Piazza Cinque Giornate, luogo simbolo della Resistenza milanese, per chiedere ancora una volta ai governi di cambiare e di dire stop all’utilizzo delle energie fossili perché non c’è più tempo.

Cosa ne pensa Roberto Saviano

“Tra le varie voci che si sono schierate riportiamo il pensiero del giornalista Roberto Saviano che in un post su Instagram non fa sconti a nessuno. “Mentre i governi firmano accordi sul clima che puntualmente vengono disattesi, mentre gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti in ogni parte del globo, ci sono ragazze e ragazzi, come Simone Ficicchia (appartente a Ultima generazione), che si rendono protagonisti di gesti dimostrativi dal forte valore simbolico: blocchi stradali, imbrattamenti, una secchiata di vernice lavabile sulle colonne del Teatro alla Scala di Milano in occasione della prima. Proteste nonviolente. Cospargere le colonne della Scala di vernice che si rimuove è un atto dimostrativo che chiede ascolto: il governo dovrebbe prestare attenzione, non minacciare chi dà risalto al dramma del cambiamento climatico, un dramma che coinvolge tutti, che è causa di povertà, fame e guerre nei paesi più poveri e più sfruttati.

Sono tempi repressivi, dove è finito il dialogo tra governo e cittadini?

E invece questo governo reprime e punisce in maniera spropositata SOLO le idee che sono in disaccordo con le proprie. Per quanto si possa non essere d’accordo con i gesti degli attivisti del clima, è proprio la loro prorompente forza simbolica che dovrebbe predisporci e predisporre il governo al dialogo, ad aprire un dibattito. Il caso di Simone Ficicchia non è il primo e non sarà l’ultimo. Ecco perché mi sento di rilanciare il suo appello a presentarsi il 10 gennaio alle 10.00 sotto al Tribunale di Milano in corso di Porta Vittoria, durante la sua udienza. Lì, fra le altre cose, verrà ribadito che la lotta contro la crisi eco-climatica è una lotta per salvare la nostra democrazia e che misure come la sorveglianza speciale non fanno che metterla a rischio. È importante sostenere questa battaglia e per chi può, dare un contributo alle spese legali di ragazzi che combattono una battaglia che ci riguarda tutti”.

Le iniziative clamorose ma discutibili

Ma ancora, dove diversi episodi hanno avuto come protagoniste le strade romane. In diverse giornate gli attivisti hanno bloccato il normale traffico urbano sedendosi per terra, senza permette agli automobilisti di recarsi nelle loro destinazioni, che fosse al luogo di lavoro o in ospedale per emergenze mediche, causando diversi disagi alle persone che, pur spostando di peso i manifestanti, non hanno ottenuto nessun risultato fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Altri ancora hanno impedito la partenza dei jet privati a Linate. E sempre a Milano, il giorno della prima, hanno colpito con secchi di vernici colorate la facciata del Teatro alla Scala. Inoltre, non si può non citare la recente vicenda in cui hanno scagliato della vernice rossa su alcune finestre della sede di Palazzo Madama o la vernice arancio sull’opera di Cattelan in Piazza Affari a Milano.

 

Sono tutti gesti eclatanti per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, ma soprattutto quella dei singoli politici. E qui viene facile chiedersi che cosa sia giusto fare, che giustificazione dare e da che parte stare, con chi prendersela o a chi rivolgersi, chi è nella ragione o nel torto. Prima di prendere posizione, bisogna rendersi conto che sono proteste dal basso, di giovani ormai scoraggiati, che non vedono speranze per la generazione futura e che non riescono a trovare un dialogo con le istituzioni. Se non si trova un punto di incontro tutta questa situazione precipiterà, con comportamenti che andranno a intensificarsi: sono attivisti alimentati da una grande causa e che non si fermeranno fino a quando non verranno ascoltati e considerati.

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